DISLIKE!

Se è vero che la pubblicità è l’anima del commercio, possiamo tranquillamente confermare che il web sia l’anima della pubblicità e i promotori più audaci che siano mai esistiti, oggi si chiamano social network. Una volta capito il loro potenziale, poche sono le attività che si lasciano sfuggire la possibilità di raggiungere in una manciata di secondi migliaia di utenti, avendo inoltre il vantaggio di monitorare in tempo reale il proprio impatto su un pubblico vastissimo. Però, seppur l’eccezione non fa la regola, quest’ultima brilla intensamente di luce propria se a sua volta infrange la regola più importante delle eccezioni.

Qui siamo a HeatTurn, il famigerato e segretissimo fight club la cui norma principale non è più “non parlare mai del fight club!” come raccomandava sempre il torvo Tyler Durden, ma fa invece un passo avanti e dopo essersi mostrato ufficialmente con un sito molto dettagliato, impone un emendamento ancora più inquietante: “Non uccidere mai il tuo avversario!”

La partecipazione dei membri a HeatTurn, suddivisi in combattenti e acquirenti, è oggi un fenomeno in continua crescita e non conosce crisi o tempi morti nella sua operatività quotidiana. Nonostante il suo voluminoso giro d’affari, non può considerarsi tuttavia un esercizio commerciale sebbene sia organizzato come una grossa azienda né vuole essere riconosciuto per fama, pubblicità o immagine visto che è una realtà sociale tanto presente quanto invisibile. Se lo cerchi e decidi di intraprendere questa strada, non senti il desiderio di dover mettere al corrente nessuno della tua scelta.

Puoi parlarne con amici fidati, parenti stretti, ma certo non prevedi un numero infinito di persone. Non stai cominciando la relazione dei tuoi sogni o andando in vacanza nel mare più figo della terra, non sei a una festa o a fare l’aperitivo nel locale preferito. Non festeggi il compleanno né rendi chiunque partecipe del tuo lavoro, delle passioni che hai coltivato o delle tue idee. Se puoi, fino all’esito finale non lo dici ad anima viva, perché scoprirai che riguarda solo e unicamente te stesso. A HeatTurn in tanti vanno a imbattersi in qualcosa di brutto oppure di bello, l’interpretazione è soggettiva e la riservatezza è massima. Non esistono prove concrete del combattimento, niente selfie, niente foto, persino gli HeatTurners se vogliono rivedere i propri incontri li devono acquistare ed estrapolare fotogrammi o rendere credibili scatti e riprese effettuate su uno schermo è praticamente impossibile. (Vedi l’articolo “HeatTurn affari interni”)

I filmati non possono essere messi in pausa, scorrono come i minuti e l’adrenalina dello scontro, nessun HeatTurner sa chi ha scommesso su di lui o chi acquisterà il video della sua vittoria o sconfitta e nessuno scommettitore o spettatore che sia discuterà in pubblico i suoi piaceri o le sue ossessioni se così dovrà essere. Nonostante HeatTurn gode quindi di forti condivisioni da chi ha deciso di entrare nel suo mondo, nasce per essere vissuto in totale solitudine e la sua anima appartiene solo a chi lo affronta nella vita reale!

Ma quando condividiamo qualcosa con chi e per quale motivo lo facciamo? Quanto è veritiero? Addentrandomi in quest’universo così oscuro e affascinante ho sentito la necessità di esprimere appunto il mio pensiero a riguardo chiedendomi prima di tutto, quanto si ha bisogno di un club del genere. Solitamente chi entra lo fa per sfogo, per arricchimento, per curiosità o per sfida, i motivi sono tanti ma ogni singola emozione viene consumata individualmente e l’unico riscontro che hai è quello fornito dallo sfidante che contemporaneamente percorre in maniera isolata la medesima avventura.

Questo è quello che ho percepito soltanto immedesimandomi e sinceramente non so se sarei pronto al momento per uno scontro, credo ancora nella fortuna o meglio in quella straordinaria sensazione di trovare sul mio cammino tante cose magari più belle o sicuramente più “sane” da fare tutti i giorni per rigenerarmi e risolvere i problemi della vita. Non critico certo chi decide di combattere in un fight club specie in questo anzi, complimenti al coraggio oserei dire, eppure confesso che c’è qualcosa di tremendamente ammaliante che mi attrae come un bullone a una calamita.

La sua aria misteriosa, sfacciata e pesantemente ambigua, ne fa un luogo in cui a detta di molti è come andare incontro a un’esperienza “spirituale” non più idonea per diverse ragioni al tanto atteso post pubblico. Forse perché non può essere colta in pochi secondi, oppure capita e accettata da una comunità che se pur si presenta sotto spoglie virtuali è comunque composta da persone pensanti e non sempre in linea con determinate scelte. Perché gode di uno stato di segretezza assoluta o è immersa nella trasgressione più celata chissà! Si tratta di un evento probabilmente troppo difficile da decifrare e tornando dunque su che cosa condividiamo più velocemente con gli altri attraverso i social network, torniamo anche al punto di partenza o meglio a porci domande di essenziale importanza. Lo facciamo perché ci va veramente? È più facile comunicare sotto questa forma? Le persone coinvolte sono realmente vicine a noi? O semplicemente sono le leggi dei giochi appena presi in esame?

Jack Worldness

 

ATTENZIONE: per una questione di privacy non mostriamo i veri concorrenti di HeatTurn né i membri del suo staff ma solo foto di riferimento all’argomento trattato. Le immagini sono state modificate esclusivamente per questo sito.

Fonte originale dall'alto:
© Imagevector/Fotolia (Red Thumb Down rubber stamp)
© Exentia/Fotolia (I do not like)

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