CHARLIE BOX

“in fondo, sei sempre un po’ stato un gran cogli…”

I panni sporchi si lavano in famiglia, specie se zuppi di sangue!”

Da questo saldo principio il Grande  Boss era solito risolvere problemi d’importanti dimensioni nel suo ufficio. 

La tentata risoluzione vedeva coinvolto uno dei suoi più fedeli collaboratori: Charlie Box, conosciuto anche come L’uomo Scatola. Aveva un modo molto personale di gestire i compiti, soprattutto quelli più delicati. Determinato e fantasioso non disdegnava alcun tipo di sorpresa e lavorava ovviamente da solo… del resto per molti era come una grossa scatola nera, piena di mistero e atrocità.

Lunedì pomeriggio, nell’ufficio del Grande Boss…

“Lo vedi che sei un emerito coglione Charlie?!”

“Non capisco capo, è andato tutto bene.”

“Ma certo, un lavoro coi contro coglioni!”

“Ho fatto come avevamo detto no?”

“E cosa avevamo detto?”

“Di fare un lavoro pulito e brutale… mi sembra di averlo fatto egregiamente…”

“Egregiamente… addirittura…”

“Beh ho sporcato di sangue dappertutto, per pulito intendo che non mi ha visto nessuno, ero in casa dello stronzo… per questo ho detto pulito. Brutale perché andava fatto brutale… in tutti i casi lo avrei fatto brutale, è il mio stile!”

“Tu sei un brutale coglione, te lo garantisco!”

“Cosa cazzo è questa inversione di marcia capo? Ti ho pure mandato le foto no? Gli sei diventato amico all’ultimo momento?”

“Bene! Ricominciamo: dimmi cosa hai fatto esattamente, ti ascolto e non ti rompo più il cazzo fino alla fine promesso.”

“Sono andato a casa sua e non gli ho certo suonato alla porta con un mazzo di rose. Mi sono assicurato che fosse in casa e infatti lo stronzo era sul divano che guardava la partita in tv. Non so chi giocava ma mi sembrava molto concentrato con il volume alle stelle… stava lì in fissa che bestemmiava perché quell’altro stronzo dell’attaccante aveva sbagliato un rigore, era comunque una finale e…”

“Ok passa oltre non me ne fotte un cazzo delle squadre, poi…”

“Beh fatto sta, senza che nessuno mi vedesse, ho forzato la porta e sono entrato come un gatto, anzi, un ninja… anzi, meglio di un ninja perché…”

“Oh Crhisto ma vuoi proseguire!?”

“E aspetta, è importante Crhisto! I ninja solitamente lavorano di notte, è facile al buio, io l’ho fatto di giorno vuoi mettere? In pieno centro abitato.”

“Ma chi l’ha detto porca puttana?!”

“Cosa?”

“Dei ninja. Chi cazzo ha mai detto solo di notte o di giorno?”

“Solitamente di notte… mi sembra…”

“Molla sti ninja di merda e ti prego vai avanti!”

“Allora lui guardava la partita ok? Arrivo alle sue spalle, avrei potuto sfondargli quel cranio di merda con il mio martello, e sai bene perché ho scelto il martello vero?”

“Sì re dei macellai, perché tu sei brutale.”

“Non solo… col martello puoi aumentare l’agonia usandolo bene. Con armi da taglio invece rischi di colpire parti vitali del tuo Target e potrebbe dissanguarsi in fretta, quindi non arrivi allo scopo. Al vero stadio brutale capisci? Con armi da fuoco poi non ne parliamo.”

“Target?”

“Sì, il tuo obiettivo, la preda, il predestinato.”

“Oh Signore… parla normale da persona normale, ti scongiuro.”

“Dunque ho aspettato che facesse qualcosa, mi piace pensare che saranno gli ultimi momenti di serenità prima della tempesta… così lo stronzo ha allungato il braccio per prendere una sigaretta dal pacchetto e sono partito. Gli ho spezzato di netto un gomito.”

“Molto bene, procedi.”

“Si è voltato di scatto urlando come un ossesso e aveva ragione, un osso rotto gli ha bucato la pelle e sbucava dal braccio, sembrava un’enorme bacchetta da ristorante cinese e sai dove l’ho colpito dopo?”

“Eh… mi piacerebbe saperlo, eppure in questo momento non mi viene in mente.”

“Indovina.”

“Se non la finisci con le puttanate la uso io un’arma da fuoco!”

“Sulla mandibola. Gliela ho scostata dalla faccia e ha smesso quasi subito di gridare, mugugnava e sbavava sangue ovunque ed è lì che ha cercato di alzarsi.”

“A beh vorrei ben vedere.”

“Gli ho fatto saltare via una rotula. Lo stronzo indossava pantaloncini corti, sono stato talmente preciso che prima si è spezzata poi è fuoriuscita e rotolata via come una palla da biliardo.”

“Non ci credo…”

“Te lo giuro capo, bisogna saper picchiare di lato, poi vedi che funziona. In ogni caso, essendo io un gentiluomo, non l’ho finito subito… ho tirato fuori le foto delle bambine. Le ho appoggiate sul tavolino e ho aspettato che le guardasse bene, per ricordarsi del bastardo schifoso che è, e sai quale è stata la cosa più divertente? Che proprio in quell’istante il capo cannoniere dell’altra squadra ha segnato un goal da fuori classe. Imprendibile a lunga distanza, impressionante… non ce l’ho fatta e sono scoppiato a ridere.”

“Perché dovrebbe far ridere questa merdata del goal?”

“Perché il bastardo aspettava lo stesso goal dalla sua squadra e appena ho cominciato col lavoro, ecco che è successo l’impensabile, è arrivata la risposta, l’inverso dell’attimo corrente, niente di quello che avrebbe mai pensato di andare avanti a vivere da lì in avanti… è fantastico.”

“Sei proprio un coglione continuo a dirtelo… come è andata poi?”

“Del goal credo non se ne sia accorto, oppure sì, ma non era il momento di distrarsi. Ha guardato le foto poi, senza più i denti, o meglio quasi tutti, in terra ne ho visti parecchi, ha cercato di sbraitare qualcosa ed è arrivato il capolavoro.”

“Ottimo, lasciami indovinare, questa volta c’è stato un autogoal?”

“No, gli ho rimesso in squadra la mandibola con un’altra martellata. È tornato normale come se non fosse successo niente però rantolava dal dolore.”

“Che peccato, non ha potuto dirti più nulla vero?”

“Certo che no, era crepata in più parti. Comunque le foto le aveva guardate. E con altri due centri ben assestati gli ho fatto schizzare via gli occhi. Uno in realtà l’ho spappolato, l’altro penzolava ma con un colpetto dietro la nuca, è saltato via e l’ho perso di vista… forse sotto la tv. Poi il resto viene da sé. Non me la sentivo di essere troppo sadico. Gli ho spezzato le vertebre in almeno sei punti diversi, poi gli ho maciullato i testicoli anche se era privo di sensi. E alla fine la testa. Il cervello però non ha toccato il pavimento. Su quello sono stato molto attento. È una cosa che mi da fastidio, lo voglio solo sui muri… se poi qualche pezzo scivola giù è una conseguenza, l’importante è che stia sui muri.”

“E io qui te lo sottoscrivo che sei un mega coglione ancora più coglione di prima!”

“Ma porca troia capo, questo è stato uno scopatore seriale di bambine che cazzo dovevo fare, sfidarlo a scacchi? Gli ho fatto il trattamento che meritava!”

“No caro Charlie, l’hai fatto alla persona sbagliata… lo stronzo di cui parli era solo uno che procurava passaporti falsi a merde come quello che avresti dovuto uccidere, affinché merde di quel genere avrebbero lasciato il paese in caso di problemi.”

“Oh stramerda… ”

“Ora, che anche questo andava fatto fuori, magari in maniera un po’ meno brutale, non ci piove sopra, il problema è che il nostro stupratore è stato già giustiziato a dovere.”

“Almeno è morto quel bastardo.”

“Si ma la taglia l’ha ormai intascata la nostra concorrenza… coglione!”

Il Grande Boss e Charlie Box andarono a bere nel bar di fronte all’ufficio.  Charlie prese una doppio malto, il Boss un calice di vino, entrambi rossi come il sangue delle loro imprese. Charlie rimase convinto di aver lavorato bene mentre il Boss lo fissava incuriosito, pensando a quale sarebbe stato il suo prossimo compito e fin dove si sarebbe spinto.

Le immagini sono state modificate esclusivamente per questo sito.  

Fonte originale © shalunx13/Depositphotos  

Testi e contenuti © HEATTURN/J.M.

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