“Comunque vada… se vinci mangi!”
Non è un negozio, tanto meno un ristorante, ma un’antica palestra chiamata Cannibal Bazar, in cui furono forgiati alcuni dei più spietati guerrieri mai esistiti. Pare abbia avuto origine in un luogo segreto del sud est asiatico per evolversi poi in sordina fino al cuore dell’Europa. Nel corso degli anni si è diffuso in parecchi paesi del mondo. Uomini e donne venivano addestrati per andare a uno scontro senza esclusione di colpi a patto che il vincitore o vincitrice, avrebbe inferto profonde e talvolta letali ferite attraverso i morsi.
A volte anche un pugno o un calcio, bastava per sconfiggere l’avversario, l’importante restava però finirlo, senza per forza ucciderlo, affondando i denti nei muscoli. Gli allenamenti prevedevano sforzi al limite della sopportazione umana e i futuri gladiatori di questa disciplina passavano giorni interi a esercitarsi dormendo pochissimo e quasi senza mangiare. Ad alcuni venivano somministrati dei beveroni che aumentavano il senso di fame mentre i loro corpi venivano giornalmente cosparsi di oli essenziali mischiati a varie spezie per insaporire le loro carni. Dopo pochi giorni sarebbero andati allo scontro ognuno con una “fragranza” personale stremati dalla denutrizione e accecati da un senso di conquista.
Non sappiamo con esattezza chi fossero questi lottatori, se erano costretti o se di loro spontanea volontà entravano a far parte di questa sanguinolenta lega. Tra le tipologie di sfide ufficiali, come la classica arena circolare o gabbia di acciaio chiusa, menzioniamo il Seminterrato, un’infernale cantina di grandi dimensioni in cui gli atleti andavano verso al proprio destino. Dalle numerose feritoie attorno alla costruzione che conteneva lo scantinato, era possibile “ascoltare” lo sbranamento e incitare il campione favorito alla vittoria.
Per salire di rango o rimanere confinati in una sola categoria di combattenti, morsi e lacerazioni venivano misurati e segnalati su tutto il corpo per decretarne potenza e bravura. Questo gli permetteva di accedere a nuove sfide e privilegi nella società. I gladiatori della carne erano considerati come dei semidei in grado di conoscere il sapore dell’anima, infliggendo e subendo ferite micidiali. Sostanzialmente chi non poteva più gareggiare aveva perso la propria identità perché qualcuno gliel’aveva divorata dando così vita a una folta schiera di collezionisti d’anime e quindi di titoli.
Viste le loro condizioni fisiche e psicologiche, non era raro scoprire e osservare chi sviluppava una sorta di dipendenza alla carne umana, non per cibarsi ma per sentirne il sapore. In molti dopo svariati incontri si ritiravano o diventavano allenatori, altri non si fermarono mai. Per un lungo e imprecisato periodo della storia, il Cannibal Bazar aveva segretamente proliferato lasciando solo agli studiosi del fenomeno l’arduo compito di scoprire quali fossero le vere regole e intenzioni di questo posto. Si narra vi sia nascosto in qualche recondito posto del pianeta un registro occulto in cui sono stati annotati tutti i nomi dei “cannibali”, quanti ne sono morti, quanti hanno vissuto in gloria, di quale sesso, età e dove si sono spostati per conseguire nuove conquiste.
Alcuni ipotizzano pensando al passato che lo scopo del Cannibal Bazar fosse quello di intrattenere le masse riproponendo un modello estremo del Grande Colosseo, altri invece sotto previsioni avveniristiche e particolarmente oscure, confermano che sia nato per preparare l’umanità a una grande carestia dove ancora una volta sopravvivranno soltanto i più forti.
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